Il silenzio dei colpevoli
Nel 1982, le troppe critiche della stampa, avevano indotto la nazionale italiana, guidata da Enzo Bearzot, al silenzio stampa. Ebbene, l’Italia fece il colpaccio ai mondiali di Spagna, alzando la coppa. Ma il silenzio stampa non fu il motivo per cui l’Italia vinse. Non parlare alla stampa non è una soluzione. Quella squadra aveva trovato una quadratura particolare e i risultati vennero.
Questo aneddoto, idealmente, c’entra poco col Napoli. Qui il silenzio stampa è stato più che altro perché De Laurentiis aveva annusato il fatto che dopo l’eliminazione dall’Europa League, dopo la sconfitta in Supercoppa italiana, dopo l’uscita dalla Coppa Italia, dopo la certezza che Gattuso a fine stagione avrebbe salutato per andare altrove, la soluzione opportuna fosse evitare domande troppo indiscrete da parte degli operatori dell’informazione. Meglio penalizzare giornalisti e tifosi dalla mancanza di dichiarazioni pre e post gara piuttosto che…
Mai scelta fu più improvvida. Sia società che guida tecnica, e di riflesso pure i calciatori, si sono trincerati dietro un mutismo che in questo club non è cosa inedita. Già ai tempi di Pier Paolo Marino direttore era solita questa prassi. Quello degli ultimi tre mesi è solo un replay. Evidentemente quando i risultati non vengono e i rapporti si rompono tra le parti, è meglio chiudere la fontana delle parole. Eppure a volte il silenzio ha dei suoni più rumorosi e fastidiosi.
Bocche cucite anche quando ci sono stati evidenti torti arbitrali. In questi casi ci saremmo aspettati dalla proprietà del club, ma anche dal direttore sportivo, un intervento energico davanti ai microfoni. Macché?! Al massimo c’è stato qualche tweet tipo “bravi ragazzi”, dopo una vittoria, oppure quello finale in cui il presidente ha salutato Gattuso, ringraziandolo per quanto fatto in quasi due anni da allenatore del Napoli. Stop!
È il silenzio di chi non vuol dire e non vuole che gli si dica. È il silenzio di chi non sa cosa dire oppure lo sa bene ed è per questo che tace. È il silenzio che crea uno spazio sottovuoto coi propri tifosi, al punto da allontanarli dalle proprie idee, non certo dalla maglia che è l’unica certezza. Nella prossima stagione bisognerà soprattutto cancellare questo distacco. Bisognerà ricondurre il pubblico dalla propria parte, ma non solo con le parole. Queste ultime dovranno anticipare di pochi minuti i fatti. E anche i giornalisti dovranno ritrovare la possibilità di poter lavorare come tutti gli altri in tutte le altre piazze. Sarà ridimensionamento? Il popolo dovrà saperlo. Sarà un punto di partenza per cose migliori? Il popolo dovrà saperlo. Sarà un futuro tutto da decifrare col nuovo tecnico? Il popolo dovrà saperlo. Il silenzio non è fatto per il popolo.
Ezio Perrella