IL NAPOLI ZITTISCE IL ‘BENTEGODI’: VERONA SOMMERSO SOTTO TRE RETI
VERONA (4-3-3): Rafael De Andrade; Cacciatore, Moras, Maietta, Agostini; Romulo, Jorginho, Halfredsson (67’ Martinho); Iturbe (81’ Donadel), Toni, Gomez (77’ Cacia) (Nicolas, Albertazzi, Marques, Laner, Donati, Jankovic, Gonzalez, Borra, Cirigliano). All. Mandorlini.
NAPOLI (4-2-3-1): Rafael Cabral; Maggio, Fernandez, Albiol, Armero; Inler (82’ Radosevic), Dzemaili; Callejon, Pandev (67’ Insigne), Mertens; Higuain (80’ Britos) (Contini, Colombo, Reveillere, Uvini, Britos, Bariti, Hamsik, Radosevic, Duvan Zapata). All. Benitez.
Arbitro: Doveri (Roma 1)
Guardalinee: Bianchi (Lucca) – Padovan (Conegliano)
IV Uomo: Stefani (Milano)
Arbitri addizionali: Rizzoli (Bologna) – Gervasoni (Mantova)
Marcatori: 27’ Mertens, 72’ Insigne, 76’ Dzemaili
Ammoniti: Dzemaili (N), Cacciatore (V)
Espulsi: –
Recupero: 0’ pt, 0’st.
Angoli: 4-3 per il Verona.
Più forte di tutto. Del Verona, organizzato e ben schierato da Mandorlini, che avrebbe molto da recriminare specie sul passivo finale. Della platea casalinga, tutta dalla parte dei suoi sia con le buone che con le cattive (maledetti cori antinapoletani!). Di Juventus e Roma, che davanti continuano a fuggire. Eccolo, il Napoli vincente al ‘Bentegodi’, spinto in alto dai colpacci di un Mertens sempre più prezioso, di un Insigne finalmente sbloccatosi alla faccia dei suoi detrattori, e di un Dzemaili che può giocare maluccio quanto si voglia ma non sbaglia mai un tap-in. Il resto lo hanno fatto la generosità di Higuain e Callejon e le prestazioni attente o quasi dei difensori (ebbene sì, anche di un Maggio seppur ansimante. Da rivedere Armero). Peccato, però, che spesso la difesa abbia concesso troppi spazi, che in linea mediana Inler sia totalmente da rottamare; e che in attacco Pandev, non già velocissimo, sprechi le occasioni più nitide. Onore all’Hellas, comunque crollato quando il match ha preso direzione verso Sud.
Al cospetto dei gialloblù, Benitez decide a sorpresa di concedere una chance, appunto, al colombiano e al macedone: il primo agisce come esterno basso mancino (con Maggio sul lato opposto e la coppia Albiol-Fernandez), il secondo come trequartista centrale spalleggiato da Mertens e Callejon alle spalle di Higuain; confermati in mediana Dzemaili e Inler. Anche gli scaligeri presentano due novità, entrambe in attacco: out Jankovic e Martinho, dentro Gomez e Iturbe; per il resto è lo stesso Undici andato in scena a Udine, con Toni ariete, il quartetto difensivo Cacciatore-Moras-Maietta-Agostini e il trio centrale formato da Romulo, Halfredsson e l’osservato speciale Jorginho. A difendere i pali i due Rafael (omonimi) De Andrade e Cabral. E i padroni di casa partono abbastanza bene, aggredendo fin dai primi minuti gli azzurri nella propria metà campo, sperando magari in qualche errorino tipo quello di Fernandez che al 5’ scivola su un suggerimento aereo per Toni, riuscendo a rimediare stoppando da terra il vecchio attaccante. Un altro brivido lo provoca poco dopo Iturbe, con un tiro-cross a giro mancino che sorvola non di molto la traversa. Penalizzati dall’endemica mancanza di un uomo ordine in linea mediana e stoppati dai gialloblù in ogni zona del campo (specie sulle fasce), i partenopei non pungono né incidono. E rischiano ancora all’11’: Romulo approfitta di un rimpallo favorevole, scappa sulla destra e penetra in area, il suo traversone elude Albiol e Armero e trova Toni il cui tocco sotto va alle stelle. Le timide occasioni mancate non sminuiscono la forza di un Verona pericoloso soprattutto lateralmente, con gli scattanti e rapidi Iturbe e Gomez, vere e proprie spine nel fianco per Maggio e Armero spesso mandati al manicomio dai due argentini dell’Hellas. E centralmente ci pensano Halfredsson, Romulo e Jorginho (sì, proprio lui …) a mettere la museruola agli impalpabili mediani azzurri, ma anche ai loro colleghi d’attacco, compreso un Higuain spesso costretto a ripiegare nel cerchio di centrocampo per non provocare vuoti. In quella stessa zona del campo sale addirittura Albiol, nelle inedite veci di regista. E nei primi 20 minuti tutto ciò che il Ciuccio combina in fatto di occasioni da goal è un tiraccio di Inler al 17’, abbondantemente a lato. Più preciso quattro minuti dopo Juanito Gomez nel metterla in mezzo, fortuna per il Napoli che Rafael legge bene l’uscita e smanaccia. Al 25’ finalmente una bella azione del Napoli: Mertens pesca col contagiri Armero, il colombiano dal vertice dell’area trova Higuain puntualmente, il Pipita conclude al volo col mancino mettendo alla prova i riflessi dell’altro Rafael. Il quale però deve inchinarsi due minuti dopo all’ennesima perla del belga, che, ricevuta palla sulla sinistra dal Pipita, ubriaca in un sol boccone Cacciatore e Moras e s’inventa una carambola palo-rete con un mortifero destro liftato. La rete, che per quanto inattesa conferma la grande qualità degli avanti azzurri, sconvolge i piani dei padroni di casa, fin lì obiettivamente meglio messi in campo. E difatti essi non si scompongono, tornando a farsi vedere dalle parti di Albiol e company, ma mossi talvolta dalla foga agonistica piuttosto che dall’ordine e dalla creatività delle prime fasi. Una foga che si tramuta in falli un pochettino ai limiti, commessi specialmente dal rude Halfredsson; Doveri non mette mano al cartellino. Con sagacia il Napoli lascia sfogare (anche troppo …) i ragazzi di Mandorlini, e quando può si rituffa in avanti. E rischia di far male, come al 36’ allorquando Higuain, servito al limite dell’area spalle alla porta, sgomita con Maietta e trova il pertugio per un rasoterra destro che fa la barba al palo con il Rafael veronese battuto. Proprio quest’ultimo al 42’ impedisce a Callejon la gioia della rete, parandogli un bel destro da dentro l’area; peccato, perché l’assist di Higuain (ma và …) era al bacio. L’Hellas intanto non molla. Un po’ prima dell’occasione capitata allo spagnolo, solo un offside ha fermato Romulo, assistito da un mobilissimo Toni, nella corsa verso la porta. E allo scadere l’ex viola mette al centro un traversone sul quale Gomez, prima di trovare l’opposizione provvidenziale di Albiol, stende a terra Maggio con una spallata; la ribattuta viene sfruttata male da Cacciatore, che sparacchia fuori. Niente recupero, subito all’intervallo nella bolgia del ‘Bentegodi’ dalle cui tribune non sono mancati, appunto, i soliti beceri insulti razzisti. Il baccano del pubblico di casa è stato strozzato dalla prodezza di Mertens, la quale non cancella le usuali pecche di qualche suo compagno.
A inizio ripresa il copione sembra non mutare: Verona grintoso all’attacco, Napoli almeno inizialmente in attesa. Troppa attesa, però, e anche qualche buco gratuito, come quello che al 48’ innesca una veloce azione scaligera sull’asse Iturbe-Toni: bello slalom dell’ex River, il vecchio leone s’invola e tira a colpo sicuro, Rafael ci mette una bella pezza deviando la botta. E ancora dal piede raffinato dell’argentino parte un bell’invito per Romulo, che dal fondo lascia partire un cross rasoterra bloccato dall’estremo difensore azzurro (51’). Il Napoli rompe l’accerchiamento con azioni di rimessa: una combinazione Mertens-Higuain-Dzemaili mal finalizzata da Pandev che, solo davanti a Rafael, manda alto al volo (54’); una manovra-fotocopia al termine della quale Dzemaili tira al limite, in bocca però al portiere (56’); un contropiede che mette ancora Pandev in condizione di tentare la via del goal, solo che il destro non è il suo piede e l’estremo difensore veronese para facile. (59’). Trattasi di occasioni da rete generate soprattutto dal fatto che, a furia di fare casa e bottega in attacco, i veneti lasciano inevitabilmente il fianco alle discese dei partenopei. Le squadre si allungano, a centrocampo non ci sono dighe né da una parte né dall’altra, il ritmo da sinfonia classica diventa quello di un pezzo rock. Albiol s’immola col petto su botta di Gomez (62’): inutili le proteste dei gialloblù a invocare un inesistente fallo di mano. Fernandez imita l’ex Real col capoccione su cross di Romulo (66’). Un po’ prima, al 64’, Mertens ha mancato il bis con un altro destro a giro che, a portiere immobile, lambisce il palo sinistro. Al 67’ i due tecnici mettono mano alle loro prime mosse: Mandorlini leva Halfredsson e inserisce Martinho, Benitez fa uscire Pandev ed entrare Insigne. Quello di Don Rafael è il cambio perfetto, perché al 72’ Mertens pesca Maggio sul fondo, l’esterno una volta tanto indovina un cross buono e Lorenzo arriva in area di prima infilando Rafael col piattone e rompendo il suo digiuno stagionale di goal in A: era ora, Sant’Iddio! E il frattese ci mette del suo anche quando, quattro minuti dopo, si fa ribattere da Rafael un tiro dal limite a colpo sicuro, ma sulla respinta s’avventa solo soletto Dzemaili che realizza a porta vuota chiudendo i conti. Senza però spegnere la rabbia del (pseudo)tifo veronese: lanci di oggetti ai giornalisti napoletani e cori offensivi a iosa, stoppati dalle fiere risposte dei supporters partenopei presenti in massa in Veneto. Nel frattempo tra gli azzurri torna in campo Britos al posto di un encomiabile Higuain e Radosevic in luogo di Inler, mentre tra le fila Cacia rileva Gomez e Donadel (toh, chi rivede …) sostituisce Iturbe. Il Verona praticamente non attacca più, producendosi in inutili falli di frustrazione, il Napoli irride gli avversari con il gioco preferito da Benitez: una melina forse nemmeno troppo pronunciata, ma pur sempre scandita dagli olé dei tifosi azzurri. Si scivola via nella calma piatta, tanto che Doveri, dopo aver concesso due minuti di recupero, dice che può bastare: tutti sotto la doccia. Vittoria meritata dal Ciuccio, punizione forse eccessiva per il Mastino veronese. Il successo rasserena gli animi, ma non cancella le opinioni dei più: a centrocampo servono necessari rinforzi in questa finestra di mercato.