“Il dito contro”: L’ignoranza fuori e dentro gli stadi
Indecoroso. Non c’è aggettivo più calzante per descrivere l’atteggiamento di parte della tifoseria leccese nella gara contro il Napoli, precisamente sul finire del primo tempo: calcio di rigore per gli azzurri, Insigne è sul dischetto, Gabriel para ma non ha tenuto nemmeno uno dei due piedi sulla linea, l’arbitro ferma tutto.
Seguendo il regolamento il penalty viene ripetuto e Insigne alla seconda chance non sbaglia, il Napoli vince per due reti a zero e prima del quarantacinquesimo sugli spalti comincia ad accadere di tutto: insulti, lanci di bottiglie verso la tribuna stampa, ingiurie all’indirizzo del campo e del cielo da parte dei giallorossi; il clima è talmente incandescente che alcuni collaboratori di Ancelotti lasciano di corsa i loro posti. Il Via del Mare si trasforma in una bolgia di urla e indignazione per quel rigore ripetuto – pietra di uno scandalo che non ha ragione di esistere – al contrario del regolamento che c’è ed è stato rispettato.
“Benvenuti al Sud” verrebbe da dire sogghignando guardando allo spettacolo di cui si sono resi protagonisti i supporter leccesi: benvenuti al Sud luogo in cui le regole non esistono e se “sbagli a mio favore chiudo un occhio ma guai a darmi contro”. Tuttavia quello che è successo a Lecce è solo l’ennesimo brutto spot per il calcio italiano tutto, da Torino a Palermo e dalla serie A fino ai dilettanti, gli stadi in Italia sono teatri dell’assurdo dove le regole etiche e del vivere civile evaporano come d’incanto una volta varcati gli ingressi.
Diventiamo tutti più “brutti” allo stadio, certo alcuni più di altri, come quei tifosi dell’Atalanta esibitisi nella gara contro la Fiorentina in sonori cori razzisti verso Dalbert, tre minuti di stop e l’amara chiosa del presidente Uefa: “In Italia non si migliora, la situazione è grave”. Già è grave che esista un sottobosco di varia umanità che ogni domenica lascia la propria casa per andare allo stadio e lì dare sfogo al primordiale istinto del vivere – anche solo per novanta minuti – senza regole. Ma le regole, i regolamenti e i dettami del vivere in società sono importanti e andrebbero sempre rispettati: ad insegnarlo dovrebbero essere gli “educatori”, figure che nel bellissimo e tremendo mondo che è il calcio come sistema sono ricoperte dai giornalisti.
Qui puntiamo il dito ad un altro fatto increscioso accaduto questa settimana: il giornalista che superficialmente e bonariamente da a Lukaku della “scimmia che per fermarlo servirebbero i caschi di banane”; ancora una volta il centro del discorso è l’ignoranza che regna sovrana quando certi personaggi parlano o scrivono di calcio. Questo brutto clima ha lasciato gli stadi – arene circoscritte di drammi e insulti – per viaggiare nel più impalpabile e incontrollabile mondo dei social network: è delle ultime ore la notizia delle scuse da parte dei curatori di una pagina Facebook per aver pronosticato la futura morte di Siniša Mihajlović, visto il goal di Ramsey di sabato pomeriggio, goliardica e becera ironia di persone fattesi forti delle macabre coincidenze che hanno accompagnato negli anni le sue reti.
Indecoroso: dimenticarsi di essere persone prima che personaggi da stampa e da social, così come scordarsi del giardiniere filippino e urlare frasi razziste alla prima occasione e lo è anche seguire uno sport senza conoscerne le regole e ribellarsi alle stesse nella maniera che si è vista a Lecce.
”Il dito contro” questa settimana è puntato alla superficiale e rognosa ignoranza con cui ci si trova ad avere a che fare quando si parla di calcio, uno sport che nasce pregno di valori e significati buoni; si presti attenzione all’uso dell’aggettivo: buoni e non “buonisti”. Gli sfottò esisteranno sempre e continueranno ad essere un ingrediente basilare del calcio giocato ma bisognerebbe ricordare a certi tifosi che questo è proprio solo un gioco.
La vita vera è altra storia e forse se si coltivasse di più la bellezza in altri campi dell’esistenza, certi atteggiamenti infettivi nel meraviglioso quanto controverso “sistema calcio” scomparirebbero e si potrebbe tornare a godere di quello che è un semplice e bellissimo gioco.