“Il dito contro”: Juve e Sarri, allegri ma non troppo
“Non ho l’età” era il titolo della famosa canzone portata al successo da Gigliola Cinquetti.
Purtroppo la difesa della Juventus invece mostra segni di cedimento, l’età avanza ed è finita l’era della mitica BBC: Barzagli, Bonucci, e Chiellini. Barzagli ormai si è ritirato dal calcio giocato,Chiellini è fuori causa crociato mentre Bonucci mal supportato da De Ligt e non al meglio della condizione psico fisica.
La difesa bianconera ha subito già trentacinque gol a cinque giornate dal termine del campionato, di cui nove nelle ultime tre partite e facendosi rimontare con Milan e Sassuolo.
In altri tempi il palleggio della Juventus avrebbe “addormentato” le partite portandole al novantesimo senza danni.
Vedere la Juventus subire nove gol in tre partite, paragonandola agli anni precedenti quando a una certa cifra arrivavano dopo un intero girone, fa indubbiamente sensazione. Juve docet per anni: i campionati si sono vinti sempre basandosi sulla miglior difesa e gli ultimi allenatori della Signora hanno rappresentato al meglio questa filosofia.
Basti pensare a Capello,Conte e a Max Allegri.
La filosofia Zemaniana e dei suoi adepti di fare sempre un gol in più dell’avversaria, ha dimostrato di non pagare.
Allora è troppo facile, visti i numeri, per il mondo Juventus rimpiangere Allegri e puntare il dito contro Maurizio Sarri. L’ex comandante del Napoli, quando è arrivato a Torino l’ha fatto in pompa magna e con la promessa di portare gioco e divertimento in una squadra in cui si vinceva ormai per default. La mossa di portare proprio Sarri sulla panchina bianconera è stata uno schiaffo in piena faccia al suo predecessore: Allegri, quello che non faceva divertire, quello che portava non lo champagne ma un vino toscano DOC, sostanzioso e che ha per anni accompagnato i successi della Juventus.
Sarri è arrivato a Torino, dopo le esperienze di Napoli e Chelsea, ma in bianconero le leggi sono diverse. Una su tutte la celeberrima: “vincere è l’unica cosa che conta”. Una squadra di campioni che fa del sacrificio un optional non era adatta a Sarri e al suo gioco “maniacale” che se funziona in tutte le sue componenti può scatenare “la grande bellezza” come è stato il suo Napoli.Per una Juve del genere serve un allenatore manager pieno di sana “cazzimma” e che sappia aizzare lo spirito di squadra. Come Antonio Conte, al quale forse sarebbe convenuto vestire i panni del figliol prodigo e tornare a casa “sua” o il bistrattato prima e rimpianto poi Allegri. Sarri ora come ora pare inviso allo spogliatoio, voci di corridoio in caso di nuove défaillances indicano un esonero prima della conclusione del campionato.
Per uno scherzo del destino e mancanza di avversari, solo l’Atalanta a sette punti – forse troppi da recuperare – la peggiore Juventus degli ultimi anni sembra avviarsi verso il nono scudetto. Se vittoria sarà, l’unico a non poter esultare sarà proprio Maurizio Sarri. Colui che ha svestito la tuta per indossare giacca e cravatta, ha dimostrato di non essere riuscito a imprimere nulla di suo in questa Juventus. Un matrimonio tra squadra e allenatore che per ragioni morali probabilmente non doveva essere celebrato, potrà esserci la festa finale – scudetto – ma lo sposo – ovvero Maurizio – rischia di non arrivare alla prima notte di nozze.
Gongola chi ha visto in lui un traditore e chi non l’ha mai digerito sulla panchina bianconera, di certo Agnelli e soci non vivranno sonni tranquilli: hanno creduto nel cambiamento ma la Juventus, da sempre è la squadra più italiana di tutte. “Tutto cambiare per niente cambiare”, la mentalità in casa Juventus è il file rouge indistruttibile: non serve divertirsi, vincere è l’unica cosa che conta. Al di là di come si concluderà questa stagione, la Vecchia Signora avrà bisogno di un restyling per continuare a vincere perché attualmente sembra in affanno, se non addirittura giunta al capolinea.
A cinque giornate dalla fine, e con ancora un buon tesoretto di vantaggio sugli avversari – che hanno buttato al vento le loro chances – gli juventini possono dirsi “Allegri” ma non troppo. Tutti tranne Sarri, perché a lui tra gli juventini ci riuscirà sempre difficile pensarlo, e forse l’errore sta a monte: aver pensato che un allenatore così lontano potesse far cambiare rotta a una squadra pienamente – nel bene e nel male – quadrata e ferocemente italiana.