GIORNALETTISMO
C’era una volta il giornalista. C’era una volta questa figura un po’ nerd che si piazzava fuori dalla porta di un albergo per beccare lo scoop e si sedeva ad un tavolino con un calciatore per intervistarlo. L’occhialuto secchioncello con penna, calamaio e macchina da scrivere: che figura mitologica, forse anche troppo. Sarebbe un gioco un po’ sterile andare a ricercarla nel mondo di oggi, tutto email e touchpad. Su questo siamo d’accordo, ma c’è un limite pure al contrario.
Per carità, qui nessuno si mette a fare il nostalgico di epoche mai vissute. A trent’anni puoi conoscere l’IBM e il Commodore 64, la macchina da scrivere era un oggetto vintage già nell’infanzia. Ma ne sai abbastanza per abbozzare un pur vago distinguo tra bene e male, tra ciò che prima insegnavano scuola e strada e ciò che invece insegnano adesso. Della notizia fast-food, asservita al dio Google e con il titolo drogato di click, il mondo è ormai saturo almeno quanto ne è assuefatto. Ma a ben guardare è perfino il male minore. C’è qualcosa di peggio dell’informazione sbagliata, ed è la disinformazione. La prima fa quasi sorridere per quanto è involontariamente trash e burina, la seconda invece ti fa incazzare per quanto arriva ad essere consapevolmente deviata e pericolosa. Poi esiste chi riesce addirittura a conciliare entrambi gli aspetti, trascendendo nella più grossolana delle calunnie. Succede in politica, figuriamoci nello sport. Carta straccia, robaccia utile giusto ad incartare le castagne o a proteggere i pavimenti quando stai tinteggiando casa. Solo così si può definire un “giornale” che cavalca l’ignoranza dei tifosi più ottusi con un’edizione dedicata quasi esclusivamente ai torti subiti dalla Juve per opera di un arbitro “napoletano”. Almeno 5-6 pagine dedicate a questo argomento: non è successo nient’altro nella domenica calcistica? Le big si sono fermate (quasi) tutte, o se proprio vogliamo restare in ambito cittadino il Torino ha pareggiato in casa dell’Inter dimostrandosi ancora una volta fra le rivelazioni del campionato. Ma chissenefrega, un arbitro della provincia di Napoli – udite udite – ha osato negare un rigore alla Juve. Dagli col gossip, che nei bar piemontesi va tanto di moda.
Un tempo si chiamava giornalismo investigativo, l’arte nobile e fastidiosa di andare a scavare nella reputazione di personaggi sospetti fino a trovare il giacimento di guano e nefandezze. Tanto di cappello, ma non vale quando chi scrive è più sospetto dell’oggetto stesso della scrittura. Sarebbe apprezzabile il lavoro di approfondimento se non fosse totalmente asservito ai pruriti di una sola squadra, come se stessimo parlando di un foglio di regime anziché di un quotidiano a tiratura nazionale. Peccato che non esista la squalifica anche per i quotidiani…