Carlo, perchè lo stai ignorando?

Quaranticinque minuti disputati in cinque partite; soltanto un tempo – il primo con la Samp, a Genova -, in pratica: ma davvero Simone Verdi meritava di giocare così poco? e davvero, al netto dei vincoli imposti dall’Uefa, era il caso di spedirlo addirittura in tribuna in quel di Belgrado? Adesso, dove sono rintanati quelli che lapidavano Sarri che non vedeva i vari Giaccherini, Rog ed Ounas? Qui non si vuole mettere in discussione uno come Ancelotti. Nè creare alcun partito. Ci mancherebbe. Ma un pò di coerenza, suvvia: quella proprio non guasterebbe. Se imponi un linea, poi devi rispettarla e farla rispettare. Da tutti. E se poi ti chiami Carlo Ancelotti e ti spacci (lo dimostri, in realtà) per quello che sa gestire le rose meglio di tutti, allora è proprio il caso di chiederti delle spiegazioni. Ounas è davanti a Verdi nelle gerarchie del tecnico, e questo è oramai chiaro. L’algerino, dopo un discreto impatto a Marassi, sembra abbia stupito e convinto a tal punto da essere diventato improvvisamente la prima vera alternativa (anche tattica, se vogliamo) all’insostituibile (un tempo) Callejon. E ci sta. Ci può stare. Ounas rappresenta un tipo di calciatore che si sapeva potesse interessare, stuzzicare Ancelotti: ha intraprendenza nel dribbling e la capacità di saltare l’uomo, di mettersi come suol dirsi “in proprio”, esattamente come gli chiede di fare il calcio imposto dal nuovo allenatore. Che non è – l’abbiamo capito – un manifesto dello schematismo, piuttosto d’una sorta di “liberalismo”. Una anarchia “mascherata”, tutto sommato disciplinata: ecco, mettiamola giù così. E che di conseguenza premia le caratteristiche di alcuni, di qualche diamante grezzo, altrimenti rimaste ancora inespresse o tenute troppo a lungo imbrigliate entro certi confini. Detto ciò, un pò di ostracismo consotto all’indirizzo d’un ragazzo già bello che fatto, che non aveva bisogno d’ambientarsi perchè veniva da Bologna (non da Marte) – e peraltro già conscio di approdare in azzurro da gennaio -, e che un pò di qualità (ma giustò un pizzico) ne ha, c’è stato e ci ha sorpreso anche parecchio. E non sarebbe nemmeno trovargli una posizione, una collazione l’ostacolo principale. Oltre ad un tiro straordinario, infatti, ad una indiscussa facilità di conduzione e di calcio con ambo i piedi, Verdi ha in serbo anche un’altra peculiarità: la duttilità. Una caratteristica che è nota per aver fatto la fortuna di tantissime squadre, che li rende degli utilissimi jolly in grado di giocare in più d’una posizione e di sostituire non una, bensì due, fino a tre pedine diverse. Ed in un Napoli che è un cantiere aperto, dove si fa fatica a riscontrare una anima, una idendità di gioco, che va a folate, e che non ha ancora trovato totalmente nè gli uomini, nè il sistema giusto, definito e definitivo per centrare la quadra, uno specialista di “situazioni” (calci piazzati, tiri da fuori…), uno dalla giocata estemporanea facile, che risponde al nome ed al cognome di Simone Verdi l’avremmo visto onestamente bene, pronto, “idoneo”. Di tempo e di impegni a disposizione per rimediare e tornare a gettarlo nella mischia ce ne saranno, e questo è un elemento di positività a vantaggio di Verdi: insomma, avrà solo da dimostrare e guadagnare fiducia. Ma al momento, la scarsa considerazione di cui ha goduto rappresenta sicuramente un degno spunto di riflessione, e di analisi critica circa l’operato di Ancelotti. Inseguito, corteggiato, cercato e finalmente preso. Acquisto faticoso avallato dallo stesso Carletto. Che pur essendo un pragmatico che non bada ai numeri, ad eccezione del risultato finale, un dato piuttosto preoccupante dovrebbe meritare la sua attenzione: 1 gol su 16 tentativi – in porta e verso lo specchio -, realizzato nelle ultime 3 uscite ufficiali. È la cartina di tornasole d’una manovra a tratti sterile e di qualche singolo o poco brillante o – più probabile – con qualche limite tecnico evidente. Mertens, ad esempio, nemmeno quando subentra risulta decisivo come una volta: sia che lo tieni centrale, sia che lo risposti sulla fascia. E Milik, checchè se ne dica, non è certamente un bomber da doppia cifra – e per doppia cifra intendiamo dal 20 in sù, magari; e/o un rifinitore d’area dai piedi strabilianti, di quelli che pure se non segnano l’apprezzi comunque per il lavoro complessivo che svolgono al servizio dei compagni. Impossibile che le giochino tutte loro; così come gli esterni – lo stesso Zielinski (ora da includere a tutti gli effetti nel pacchetto, a maggior ragione se il modulo continuerà ad essere il 4-4-2) -, necessiteranno – prima o poi – d’un pò di riposo. Possibile, allora, che il turno di Verdi possa arrivare dopo il 29 settembre, ossia dopo la trasferta dello Stadium, quando sarà terminato un primo blocco – il più impegnativo – di questo scorcio iniziale di stagione. Ce lo immaginiamo contro le “piccole”, per capirci, prender palla e spaccare le difese arroccate, entrare di forza, sparare bolidi dalla distanza. Sono tutte cose che attualmente mancano. E che il buon Verdi aggiungerà. Ovvio, Ancelotti permettendo…

Alessio Pizzo

Studente in Comunicazione Digitale, appassionato di calcio, tecnologia e buone letture. Vanta già esperienza giornalistica con 100 *100 Napoli

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