A.Giordano a PN:”Il calcio dovrà rappresentare le emozioni della gente, ci sono delle realtà da tutelare. Su Ancelotti e Gattuso…”
Antonio Giordano, storica firma de “Il Corriere dello Sport”, ha rilasciato un’intervista in esclusiva ai nostri microfoni facendo il punto sul dramma che sta vivendo l’umanità intera e sulle inevitabili ripercussioni nel mondo dello sport e del calcio.
1) Umanamente e giornalisticamente come stai vivendo questo periodo di catastrofe umanitaria?
“Umanamente con grande sofferenza, soprattutto per quello che sta succedendo nelle zone più colpite dell’Italia e del mondo, anche della Spagna che è una terra che mi è cara, ma penso ai bergamaschi dove ho anche parenti e cari amici, alle zone bresciane e alla Lombardia in generale, al Veneto. Penso alla paura di chi vive in casa con delle persone anziane e sa che il rischio del contagio possa rappresentare un pericolo letale e definitivo, e quindi è una forma di dolore soffocato. Da un punto di vista professionale ci sono le difficoltà del momento, ritenendo che ci siano chiaramente cose che abbiano un valore prioritario, ma non si può dimenticare il proprio mondo né declassarlo, non sarebbe giusto perché deve rappresentare una porta sul futuro e una forma di speranza che si esca presto da questa situazione totalmente emergenziale.”
2) Al giorno d’oggi che valore ha lo sport in generale e in particolar modo il mondo del calcio?
“Avrà un valore e quindi è il valore che avrà un giorno perché altrimenti nulla fa più valore, se non la vita e la salute che rappresentano l’assoluta priorità. Speriamo che un giorno si esca da questa nube e da questa palla vuota e che quindi il calcio e lo sport in genere abbia il valore di rappresentare le emozioni della gente, altrimenti non si spiega poi perché ci sarebbero stadi pieni e palazzetti pieni, anche per la pallavolo, pallacanestro e tennis. Non si spiega poi la passione a cielo aperto per il ciclismo, su strade in cui la gente va a sostare per ore e ore aspettando che in una frazione di secondo passi quello che sia un eroe, il proprio idolo o semplicemente possano vivere la sensazione d’appartenenza in un mondo che è magico. Oggi nulla vale qualcosa purtroppo, ma domani sì e quindi va alimentato il demanio e organizzato anche.“
3) Pensando proprio al domani, su quali basi potrà ripartire il calcio italiano. Come può concludersi questa stagione, se non è già terminata?
“Non credo che si sia conclusa, io coltivo la speranza di svegliarmi domani mattina e scoprire che uno scienziato ha scoperto la strada per combattere immediatamente il coronavirus, come in una favola per bambini. Spero si torni presto ad una normalità che non può esserci negata. Penso che bisogna aspettare, non possiamo decidere oggi di fermare la stagione, eventualmente ci sarà un periodo in cui lo faranno se non ci saranno le condizioni. Penso che sia una stagione che debba essere conclusa attraverso accorgimenti anche di carattere giuridico perché ci sono i contratti dei calciatori in scadenza e la validità dei contratti va ridiscussa. Se non la si può concludere in estate, la concluderanno quando sarà possibile riaprire e dopodiché partirà la nuova stagione che non è detto possa finire prima degli Europei. C’è bisogno di un calendario a scalare, che quando sarà possibile eventualmente riordineremo secondo le antiche tradizioni oppure penseremo ad un calcio diverso. Il tempo non ci manca, speriamo che non ci manchi… Non c’è scritto da nessuna parte che si possa riprendere a giugno e che entro luglio si finisca tutto, chiuderemo la stagione verso dicembre e tutto verrà rimodulato e la Champions partirà più tardi, pazienza. Posticiperemo tutto, anche la nostra vita, purtroppo. Bisogna avere però le idee chiare e progetti di ampia portata, porsi una serie di obiettivi e opzioni possibili senza farsi sopraffare e tener presente che non si possono buttare via otto mesi di vita: non sarebbe giusto. Lo sport è un’azienda e non si può pensare che una squadra di calcio che fino a febbraio ha dominato in campionato (penso al Liverpool) e che dietro muove una serie di interessi di carattere economico-finanziari, ma anche emozionali veda il tutto demolirsi in questo modo. Quando si riparte si fa il calendario secondo quelle che sono le possibilità e si giocherà magari anche ad agosto, come abbiamo fatto tante volte. Così chiuderemo la stagione e sapremo chi va in Europa, chi avrà vinto il campionato, chi sarà stato promosso dalla B e così via. L’effetto domino della crisi tuttavia può riversarsi sulle società meno forti, penso al calcio di Serie C e Serie D. Deve essere oggetto di riflessione ancora maggiore, perché esistono delle vicende umane che non possono sfuggirci. Un calciatore di Serie C vive con uno stipendio che è in linea con quelli di dirigenti di una normale azienda di un qualsiasi settore, con un contratto a termine. Esistono delle realtà che sono da tutelare ora, molto più dei grandi giocatori ora!”
4) Da grande estimatore di Carlo Ancelotti, quale sei, cos’è che non ha funzionato principalmente e che ha determinato poi la separazione tra il tecnico emiliano ed il Napoli?
“Sono andate storte varie cose, è stato un anno tra virgolette maledetto, se penso alla maledizione che ci è successa ora. Da un punto di vista calcistico è stato un anno cominciato male, che si è portato appresso una serie di incidenti che hanno pregiudicato il futuro. Era scritto da qualche parte che andasse così: se al novantatreesimo, dopo che sei passato dal 3-0 al 3-3, ti fai un autogol all’incrocio dei pali con il migliore dei tuoi giocatori già lo avevamo capito che cosa fosse scritto in quel gesto così paradossale. Poi una serie di errore da parte di tutti, di Ancelotti, della società, di Giuntoli e dei giocatori soprattutto. Per me il momento più inquietante rimane quello del 5 novembre. Nessuno si rende conto di cosa è accaduto dal punto di vista legale, un fatto epocale. Una squadra ha deciso di ribaltare l’ordine costituito e di ribellarsi ad un’indicazione della società. È un qualcosa che va al di là di ogni logica e che non è accettabile e che quindi ha prodotto una frattura che probabilmente che in apparenza si è ricomposta, ma sotto sotto no. La vicenda delle multe credo sia marginale in questo momento. Meno marginale è la ricostruzione del rapporto, che probabilmente si sta faticosamente ricostruendo.”
5) Gennaro Gattuso che cosa può dare nel concreto al Napoli?
“Credo che meriti di ricominciare la stagione depurata da qualsiasi incidente di percorso precedente, e credo che meriti di avere una squadra azzerata da tutte le complicazioni che non gli sono appartenute, in maniera da poter sbagliare anche di meno perché il primo Gattuso qualche passaggio a vuoto l’ha fatto. Può dare la sua visione del calcio, così come il suo genuino entusiasmo e portandosi dietro un background di mesi: conoscenza dell’ambiente, società e dei calciatori, mettersi in discussione e capire quanto sia cresciuto lui stesso a Napoli, perché a Milano aveva già fatto bene e quindi eventualmente godere con il Napoli di questa evoluzione, la sua e quella del club.“